Il mondo gira velocemente. Mentre ci sono ancora nella mente le immagini del dominio del Napoli in casa dell’Ajax, penso ad un altro 6-1, quello contro il Sassuolo al Maradona di cinque mesi fa. Una parte dello stadio contestava, all’albergo furono portate anche le uova ai calciatori, almeno senza lanciarle, come una sorta di “omaggio”. C’è stata poi l’estate turbolenta, le partenze illustri, il mercato chiuso con gli arrivi di Simeone e Raspadori, gli A16 e il progetto di ringiovanire l’età media, abbassare il monte ingaggi e restare competitivi.
C’è un protagonista di questo capolavoro, si chiama Luciano Spalletti, è l’uomo in più citando un meraviglioso film di Sorrentino. Ha tenuto la barra dritta in estate, ha costruito con Giuntoli la rivoluzione, scottato dal finale dello scorso campionato ha cambiato la sua comunicazione, meno istrionica e più low profile. È andato sul campo, dov’è un maestro e ha costruito una squadra camaleontica, capace di stritolare il Liverpool nel primo tempo con la forza esplosiva di Osimhen allo stesso tempo portare a casa cinque vittorie senza il centravanti nigeriano. Negli anni scorsi i suoi infortuni erano percepiti come drammi sportivi, il Napoli ha sempre bruscamente rallentato quando era orfano di Victor. Stavolta no perché ci sono Raspadori che per impatto ricorda un po’ il Mertens centravanti made in Sarri e Simeone, il bomber famelico che va a caccia di spazi come un leone che insegue una preda gustosa. Raspadori svaria su tutto il fronte offensivo, sfugge da bomber sgusciante, fa il regista offensivo entrando ed uscendo dalla visuale delle difese avversarie.
Il 6-1 alla Johan Cruijff Arena è storia, nessuna squadra italiana aveva vinto nemmeno con due gol di scarto ad Amsterdam. Spalletti, però, non fa proclami, stavolta non esaspera la conquista di sogni come in alcuni momenti dello scorso campionato, butta l’acqua sul fuoco sapendo che avere continuità è la missione più complicata.
Il Napoli un anno fa in campionato nelle prime dodici giornate conquistò dieci vittorie e due pareggi ma stavolta c’è la Champions. Non è un dettaglio, il Napoli si è affacciato a questa competizione con tanti debuttanti e in tre gare ha fatto nove punti, tredici gol subendone soltanto due. Chi l’avrebbe mai detto? Forse neanche Spalletti, l’uomo in più ma il capolavoro è in corso, perché non metterlo al centro del nuovo ciclo targato Napoli? De Laurentiis a dicembre del 2021, dieci mesi fa, disse che Spalletti fosse il migliore allenatore che aveva mai avuto. È una garanzia, lo dimostra la sua carriera, perché non blindarlo?
Ciro Troise