Siamo nel Paese del Decreto Crescita, il “sol dell’avvenire” fiscale del calcio italiano, di un’overdose senza freni che ha reso il nostro campionato di serie A popolato al 62% da stranieri, di un movimento che s’affida totalmente al mercato per regolare sè stesso come dimostrano i dati sul campionato Primavera 1: il 31,8% del minutaggio è appannaggio degli stranieri, il 42,8% addirittura se si restringono i calcoli soltanto ai giocatori che hanno sottoscritto il contratto da professionista, quelli in cui i club credono di più.
In questo contesto capita che due ragazzi come Fagioli e Volpato ricordano che i vivai sono una risorsa fondamentale, generano identità tecnica, senso d’appartenenza oltre al valore economico. Ne sa qualcosa l’Inter che ha messo a posto il bilancio con la cessione di Casadei al Chelsea per 15 milioni di euro.
La Juventus ha proprio nel settore giovanile l’unica luce in mezzo a mille ombre, sta dando frutti importanti il sistema creato nel club bianconero: dalla mappa di scouting in Italia e all’estero fino alla squadra Under 23 che forma i giocatori meglio degli altri, misurando le loro qualità nella palestra serie C. Fagioli viene da questo sistema ma del resto le altre poche buone notizie di questa prima parte della stagione bianconera arrivano dal vivaio: Iling Jr., Miretti, Soulè. Ci sono anche altri talenti che stanno venendo fuori e che rappresentano delle luci sul futuro: i ‘2005 Huijsen, difensore olandese di grande struttura, e Yildiz, trequartista pescato dal Bayern Monaco. Ce ne sono anche altri: ruba l’occhio anche il difensore classe ‘2007 Francesco Verde che, infatti, è nel giro della Nazionale Under 16.
La Roma di Mourinho ha sbancato Verona grazie a Volpato. Tra i meriti dello Special One, in un’avventura che al di là le luci accese della Conference League, trasmette ancora la sensazione del “si può fare di più”, c’è la fiducia nei giovani. Dalle parti di Trigoria c’è un vivaio storicamente florido e Mourinho ha la personalità di saper attingere: lo dimostrano le avventure di Zalewski, Bove, Volpato e gli occhi su Missori e Faticanti, i talenti del ‘2004 che probabilmente rappresenteranno altre storie giallorosse nel futuro.
Su quest’aspetto la Roma è un modello che riesce ad avere una sua continuità. Da Totti e De Rossi fino a Lorenzo Pellegrini, la romanità e l’appartenenza al club a partire dal vivaio è il “fil rouge”, oltre poi al valore tecnico dei ragazzi che arrivano dal settore giovanile sovvertendo anche le “gerarchie” del mercato. Zalewski si è imposto su Vina pagato 13 milioni di euro più bonus, Bove e proprio Volpato furono decisivi anche nella rimonta contro il Verona all’Olimpico nella scorsa stagione. Al secondo posto c’è l’Atalanta, un altro dei baluardi della tradizione dei vivai che formano anche poi i giocatori per la Nazionale, una missione fondamentale se si vuole evitare di saltare altri Mondiali. Gasperini è secondo in classifica e tra i punti di forza della sua squadra ci sono Okoli e Scalvini che magari in futuro potranno rappresentare tanto anche per l’Italia di Mancini. Il succo del discorso è semplice: il mercato non basta, i vivai sono fondamentali, vanno curati, coltivati, meritano investimenti importanti, oculati. I risultati poi arrivano: ve lo dimostrano Okoli, Scalvini, Miretti, Fagioli, Volpato, Zalewski e tanti altri ancora.
Ciro Troise