Qualche giorno prima dell’inizio del Mondiale, Lothar Matthaus, rivale di tante battaglie, ha dedicato a Maradona un post: “Il primo Mondiale senza di te”.
Un vuoto che spinge sul Mondiale un altro motivo di tristezza. Si tratta di un appuntamento atipico, d’inverno, che ha spezzato i campionati e le coppe europee, avvolto nella tristezza di un’edizione senz’anima, che si sta disputando in un luogo orfano di storia calcistica e in cui i diritti civili e dei lavoratori sono sotto attacco.
È il trionfo dei rapporti di potere del calcio moderno, condizionato dai denari delle proprietà di Paris Saint Germain e Manchester City che hanno costantemente aggirato le regole del fair play finanziario conquistando sempre più potere finanziario e politico.
Chissà cosa avrebbe detto Maradona? È un pensiero che tutti gli appassionati inevitabilmente fanno, avvertendo il senso di vuoto che ha lasciato da quel maledetto 25 novembre 2020. Conoscendo la sua storica avversione ai potenti del pallone, la capacità di avvertire la puzza di bruciato prima degli altri come dimostrano le battaglie contro la Fifa e Blatter, avrebbe sicuramente denunciato le storture di questo Mondiale.
Maradona e il Mondiale è un binomio denso di vicende, la mente scorre e le trova tutte. Da bambino a Villa Fiorito, sognava di vincere proprio la Coppa del Mondo, dedicarla ai poveri che s’identificavano in lui. Diego, infatti, emana un mito che va al di là del pallone, è una delle storie di riscatto più profonde che il calcio abbia mai regalato. Per gli italiani c’è il ricordo del 1982, della marcatura di Gentile, dei gol di Paolo Rossi, un altro campione che il maledetto 2020 ci ha sottratto, di quella cavalcata della squadra di Bearzot. La partita contro l’Argentina rappresenta un pezzo significativo di quell’avventura.
La prima “fotografia” del rapporto profondo tra il Pibe de Oro e il Mondiale è il successo del 1986, uno dei punti più alti del suo meraviglioso cammino.
In Messico si è affermata la leggenda della “Mano De Dios”, il gol più bello di sempre con la serpentina contro gli inglesi in una partita che si è arricchita anche del significato leggendario della rivalsa per la guerra delle Falkland.
Il pallone con Diego è sempre andato oltre, diventava strumento di giustizia con la sua Nazionale e nel Napoli, squadra a cui ha fatto provare il gusto della vittoria come mai era accaduto.
Il Mondiale italiano del 1990 vive di altre storie: la semifinale contro l’Italia a Napoli, la storica polemica sul presunto tifo napoletano per l’Argentina e poi quella finale proprio contro la Germania di Matthaus. Nel 1994 Maradona era tornato con la sua tenacia, allenandosi con dedizione per arrivare in forma e contro la Grecia aveva fatto un gol fantastico gridando al mondo intero la sua forza.
Fu squalificato per doping, l’accusa era la positività all’efedrina, una notizia che sconvolse l’Argentina al punto che fu sconfitta 3-2 dalla Romania di Gheorghe Hagi agli ottavi di finale.
Nella vita di Maradona c’è anche un Mondiale vissuto da commissario tecnico, quello del 2010 in Sudafrica. La sua Argentina si fermò ai quarti di finale perdendo 4-0 contro la Germania che approfittò degli spazi in contropiede. Diego mandò in campo insieme Tevez, Higuain, Di Maria e Messi.
Nel 2014 l’Argentina ha sfiorato un’impresa memorabile: vincere il Mondiale in Brasile, sconfitto 7-0 dalla Germania. Non mancò il commento sferzante di Diego: “Noi eravamo reduci dai supplementari, loro dal Carnevale. E parlo di Carnevale perché hanno avuto il coraggio di tifare per chi gli aveva rifilato sette gol”.
Quattro anni fa in Russia l’ultima “apparizione”. Diego ebbe un malore durante Nigeria-Argentina e poi spiegò: “Voglio solo dirvi che sto bene, che non sono e non sono stato ricoverato. Durante l’intervallo della partita con la Nigeria ho avuto un forte dolore alla nuca e un mancamento. Un medico mi ha visitato e mi ha consigliato di tornare a casa prima del secondo tempo, ma ho deciso di rimanere perché ci stavamo giocando il tutto per tutto. Come sarei potuto andarmene? Un bacio a tutti e grazie per il supporto… Diego ci sarà ancora per un bel po’!”.
Chi l’avrebbe mai detto che non ci sarebbe stato più un Mondiale con Maradona in mezzo a noi.
Ciro Troise