È naturale crearsi delle aspettative prima che un Mondiale possa cominciare, si fanno pronostici, si ipotizza sulla base di statistiche, classifiche e risultati, quali possano essere le squadre favorite per la vittoria finale. Ma la coppa del mondo è abituata a regalare sorprese e anche in questa edizione cosi peculiare, il Qatar non è stata l’eccezione. Già dalle prime giornate molte big sono apparse in difficoltà, Argentina e Germania, poi eliminata ai gironi, su tutte, ma anche il Belgio non ha lasciato una buona impressione di sé. Le problematiche dei Diavoli Rossi, che già alla vigilia avevano mostrato fragilità importanti a livello di organico, con molti giocatori infortunati, si sono protratte durante la prima fase, fino alla sentenza conclusiva, quella più inaspettata: la nazionale belga è fuori dalla kermesse iridata. Non è bastato essere la seconda rappresentativa nel ranking FIFA, questa volta il blasone non ha avuto un gran valore, davanti al disgregarsi inarrestabile dell’undici guidato dall’ormai ex tecnico Roberto Martinez, dimissionario dopo la disfatta.
La colpa del fallimento del Belgio può essere attribuita a molti fattori, ma quello che nelle ultime ore sta incidendo più di ogni altra cosa, nonostante sia chiaro che la responsabilità di una debacle di gruppo non possa essere rimandata ad un singolo individuo, è il rendimento di Romelu Lukaku. L’attaccante dell’Inter è sotto la lente d’ingrandimento di ogni media, di ogni esperto della disciplina, di ogni tifoso o appassionato di calcio. Il giudizio sul numero 9 è netto e serrato e dell’uomo simbolo dello scudetto meneghino, non è rimasto null’altro che una semplice ombra.
Qatar 2022, lacrime e rabbia: il Mondiale che Lukaku non dimenticherà
È il 95’ e il direttore di gara, chiamato ad arbitrare la sfida tra Belgio e Croazia, valida per il passaggio agli ottavi di finale del Mondiale, l’inglese Anthony Taylor, fischia la fine dei giochi. Modric e compagni, anche se per un soffio, sono riusciti ad agguantare la seconda fase del torneo, i Diavoli Rossi, invece, tornano con un aereo solo andata verso casa. Il campo si divide in due parti: da un lato c’è chi esulta, chi si abbraccia, chi sorride consapevole di essere riuscito a giungere all’obiettivo; dall’altra si ritrae il volto della delusione, inspiegabile vuoto che si anima dopo un fallimento e le lacrime, per una cicatrice che non passerà. Romelu Lukaku di certo non dimenticherà mai l’esperienza in Qatar, là dove il sogno si è spezzato, con il rischio che possa essere stato l’ultimo campionato del mondo giocato.
La competizione per l’attaccante belga era apparsa già difficile molto prima di iniziare, quando gli infortuni hanno reso complicata anche la sua prima parte di stagione con l’Inter: ma la convocazione è arrivata lo stesso con la sicurezza che, carburando un po’ nella seconda e terza partita del girone, il giocatore potesse rientrare in piena forma. Ma non ci saranno ottavi per il Belgio e per il classe 1993, che nella gara decisiva contro la Croazia ha sbagliato non uno, non due, ma ben quattro limpide occasioni da rete.
La prima opportunità arriva dopo una respinta di Livakovic su un tiro di Carrasco: il pallone arriva sui piedi di Lukaku, che a porta quasi spalancata colpisce in pieno il palo. Ma il nativo di Anversa sembra essere entrato molto bene nella partita, scendendo in campo nel secondo tempo, creando subito movimento nell’area croata. Dopo il primo colpo sbagliato, giunge un’altra opportunità: sul cross di De Bruyne, i pali della porta avversaria sono colpevolmente sguarniti, ma il numero 9, di testa, manda alto sopra la traversa. Il probabile fuorigioco del giocatore del Manchester City non rende l’errore meno clamoroso. All’87’, quando le speranze dei Diavoli sono ormai ridotte all’osso, Mouinier mette il cross – che era più probabilmente un tiro – ma Lukaku, di nuovo a pochi passi dalla porta non riesce a segnare.
Passano 3’, la Croazia assapora già il gusto dell’ottavo di finale, ma la speranza è l’ultima a morire nell’undici belga: la situazione non è dissimile dall’ultima occasione avuta, ancora una palla all’interno dell’area, questa volta messa da Hazard e ancora una volta, ad un passo dai pali, il ventinovenne in forza all’Inter non riesce a dare gioia ai propri tifosi. Quando l’arbitro fischia, sul volto dell’attaccante possono scendere solo lacrime, tristezza e rabbia. E la furia si abbatte contro la panchina, divelta con un pugno. Il tempo passerà, gli episodi che hanno segnato il Mondiale di Lukaku resteranno: in Qatar, forse, si è esaurita l’ultima chance della punta di Anversa per sognare di alzare la coppa dorata.