Ieri, giovedì 29 dicembre, è morto Pelé, il “Re del calcio”. Il giocatore era malato da tempo e all’età di 82 anni se ne è andato lasciando in eredità al mondo, quel tipo di calcio che solo lui sapeva giocare e che (soprattutto) ha inventato. A proposito della scomparsa di Pelé è intervenuto il giocatore della Lazio Felipe Anderson che ha spiegato ai microfoni di Lazio Style Radio cosa significasse per il Brasile la figura di O’Rey.
Felipe Anderson: “Per me il 2022 è stato l’anno della maturità”
La morte di Pelé ha scosso il mondo del calcio: nessuno avrebbe mai voluto arrivasse questo triste momento. Nemmeno Felipe Anderson che era “innamorato” delle giocate di O’Rey. Il giocatore della Lazio si è confidato ai microfoni di Lazio Style Radio e ha raccontato: “In Brasile, prima che un bambino cammini, riceve come regalo un pallone. Io sono cresciuto ascoltando le storie sul Re del Calcio e quando sono andato al Santos, ho visto quello che ha fatto lì, sognavo di vestire la sua 10. Ci sono riuscito ed è stato un onore avere un riferimento come lui nel calcio mondiale. Giocare nella sua stessa squadra, giocare con la sua maglia… Mi vengono ancora i brividi. Siamo tristi, ma sarà sempre una leggenda”. Felipe Anderson parla anche di quando ha visitato il Memorial dedicato a Pelé allo stadio Santos: “Lì ho visto tutti i video possibili, mi sono innamorato delle sue giocate, quello che faceva, come pensava il calcio. Quando ero nelle giovanili del Santos abbiamo avuto degli insegnanti che hanno giocato con lui e ci raccontavano tante storie. Dicevano fosse devastante, nessuno ci credeva potesse essere così forte”.
Infine, Felipe Anderson ha parlato del suo 2022, il giocatore ha fatto un bilancio dell’annata: “L’anno della maturità. Quando sono tornato, mi chiedevano se ero come nel 2014 e io rispondevo che ero più forte, anche se non giocavo da due anni. Il calcio è molto fisico, dobbiamo essere preparati fisicamente e mentalmente, ho visto molte partite in cui sono stato concentrato per 90 minuti e mi danno fiducia di poter fare ancora meglio. Dopo viene anche l’esaltazione della tecnica, l’improvvisazione, delle giocate che mi appartengono”.